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giovedì 23 ottobre 2014

I tacchi della Barbagia di Seulo. Resoconto manifestazione

 
 
Come mia abitudine alla fine delle manifestazioni che si svolgono e alle quali generalmente partecipo, faccio un semplice resoconto. Questa iniziativa è stata una bella esperienza alla quale ho partecipato con entusiasmo e curiosità.
Come avete visto dal bellissimo manifesto,

l'iniziativa era inserita in un progetto più ampio che era quello dedicato alla settimana della terra.
Terra, acqua, boschi secolari, grotte e percorsi da capre........ e tanto sole hanno contraddistinto le due giornate. Mentre vi scrivo mi sento così soddisfatta da ciò che ho visto che dimentico la fatica di quei percorsi in salita che solamente capre e persone super abituate ( e ce ne erano!!!) hanno saputo superare agevolmente.
Sabato mattina appuntamento al piazzale delle grotte Is Janas di Sadali. Ad accoglierci i ragazzi dell'Ecomuseo e via, subito dopo aver aspettato tutti coloro che avevano dato la conferma al percorso, ci accompagnano a visitare la nostra grotta.

Posso dire di averla vista innumerevoli volte ma, nonostante conosca la leggenda che l'avvolge e ricordi le formazioni, i colori e le forme, nonostante tutto a me piace rivederla e ogni volta che ci entro scopro qualcosa che mi piace sempre di più........mi piace l'appartenenza al luogo, lo sento mio. Vorrei accarezzare le formazioni, vorrei abbracciarle, vorrei sentire lo stillicidio sul mio viso, danzare e far festa come facevano le nostre janas............sfidare quel frate che nella leggenda le punisce e le pietrifica.

Ma non si può. La nostra sapiente guida, questa volta Doriano, ci ammonisce un po, guai a toccare con le mani le varie formazioni, perché le mani sebbene pulite contengono una patina che se dovesse poggiarsi sulla superficie ne impedirebbe il suo naturale sviluppo. Allora metto le mani in tasca e come una scolaretta ascolto la sua lezione. Dopo che ci parla delle varie croste, fossili e colori delle pareti, ci parla della fauna che un tempo popolava la grotta........falene, geotritone e quella specie di topo-coniglio col nome di prolagus.........ciccino vedeste come era carino!


Infatti era una grotta che nel corso dei millenni ha visto uomini neolitici che ci vivevano e resti fossili vari . Ora ci vivono pipistrelli che timidoni si rifugiano nell'ultima stanza e li stanno sino a quando gli intrusi (che saremo noi) non se ne vanno via e quindi possono riappropriarsi dei loro spazi e svolazzare indisturbati e fare tanto guano qua e la!!!!!
Nel percorso di circa trecento metri, l'altezza della volta varia e molto spesso ci si deve abbassare e camminare quasi a carponi per attraversare dei cunicoli ed accedere alle camere successive. Il che rende il percorso ancora più suggestivo.
Usciti dopo circa 40 minuti, ci si dirige ai vari percorsi: la via dei carbonai e il belvedere.
Nel primo viene ricostruita in scala una antica carbonaia,


Cristian ci spiega le tecniche di costruzione,


il materiale usato, il prodotto ottenuto dalla combustione e il percorso intrapreso dal carbone sino alla ferrovia. Pratica importata dai conquistatori toscani che arrivarono nella nostra isola per procurarsi il legname da esportare nel resto d'Italia ed in Europa per costruire la strada ferrata. Fu così che per l'ennesima volta la nostra terra venne depredata a vantaggio di uno sviluppo industriale lontano anni luce da noi. Giganti maestosi come potevano essere i nostri patriarchi, lecci secolari, che solo  alcuni esemplari sopravvissuti ci mostrano cosa abbiamo perso a vantaggio dei nostri usurpatori.
Lasciamo da parte questa consapevolezza, proseguiamo il nostro percorso fra giovani piante e guglie calcaree. Arriviamo in prossimità dell'antico caprile che i ragazzi intendono risistemare. Di fianco il forno di calce e con qualche metro ancora arriviamo in un terrazzo naturale che si apre sul nostro orizzonte. Lo sguardo allora è libero dai vincoli e spazia e corre  da una parte all'altra. Difronte a noi i bordi dei tacchi di Seulo, di Villanovatulo e Sadali.........sotto di noi i boschi fitti di leccio che ricoprono i fianchi e terminano sugli innumerevoli rii che a valle scorrono indisturbati. Noi vediamo ciò che abbiamo difronte ma allo stesso tempo siamo sulla sommità del tacco di Sadali. Mattia ci fa una lezione da super geologo, nelle sue parole traspare la passione della sua conoscenza. Uno sguardo all'orologio ci suggerisce di tornare indietro ed intraprendere il percorso de Su stampu de su turnu. Ormai il luogo è talmente conosciuto che venire a Sadali significa avere un appuntamento fisso con lui, col più importante monumento naturale riconosciuto come simbolo della Barbagia di Seulo ed inserito come patrimonio dell'Unesco.


Il rio de su Semuccu ci accompagna silenzioso, in questo periodo di siccità si è ridotto moltissimo e nel suo lento scorrere forma delle piscine naturali dove la ex macrostigma sarda (trota autoctona) ormai, con una recente campagna di ripopolamento ha trovato finalmente casa.


Qualcuna la possiamo scorgere nelle pozze limpide d'acqua, occorre fare silenzio per poterla ammirare, un rumore potrebbe disturbarla e farla nascondere negli anfratti della roccia. Mi viene da dire "bentornata a casa, il tuo paradiso ti aspettava!" Proseguiamo, le persone che vedono il luogo per la prima volta non possono trattenere lo stupore..........le chiome ancora nascondono lo scenario che a breve lascerà tutti col fiato sospeso: i gradini scavati nella roccia e le pareti dei tacchi che prima vedevamo da sopra ed ora li attraversiamo, noi come il rio che ci accompagna. Ho sempre pensato che questo squarcio delle montagne sia una delle cose più belle che ho visto ed è qui sulla mia terra.
Il percorso è suggestivo e sicuro, si gira un attimo ed eccolo alla tua destra è li ad attenderci, fermo nel tempo ed è solo l'acqua a scorrere............magico! E' un sito che appartiene ad entrambi i comuni di Sadali e Seulo, anche se con un po di campanilismo ognuno dice che appartiene al proprio comune!!!! Molto spesso i miei ospiti me lo chiedono ed io specifico e racconto che alla fine non appartiene a nessuno, ma appartiene a tutti coloro che vanno a visitarlo, lo amano e lo rispettano!
Il percorso prosegue, ci si dirige verso le grotte Is Janas di Seulo e questa volta a farci da guida è Fabio dell'ecomuseo di Seulo. Una bella arrampicata sul bosco tra una sorgente e l'altra ed eccoci arrivati in prossimità dell'ingresso.
Fabio non si dilunga sulla sua formazione perché è uguale a quella di Sadali, ma ci racconta l'uso della grotta nel tempo. Che strana come grotta, è un cunicolo ben illuminato forse anche troppo, con un andamento lineare.

Recentemente sono stati effettuati degli scavi con diversi ritrovamenti mahhh! non se ne può parlare perché a parlare saranno le pubblicazioni degli archeologi! Burocrazia e prestigio........La grotta venne utilizzata sin dall'antichità come abitazione, come cava di pietra (alabastro) e come ricovero di animali capre e pecore. In alcuni punti ci sono le tracce dei fuochi che  i pastori accesero per ristorarsi.

Fabio ci racconta che a Cagliari nella Cattedrale, in una cappella di cui ora non ricordo il nome, forse Santa Rosalia, ci sono le colonne che recano la dicitura......."prelevate dalla cava di Seulo". Che scempio, considerare una grotta di incomparabile bellezza


 

come una semplice cava di pietra..........vergogna!!!!


Sul nostro percorso all'interno incontriamo dei bellissimi pipistrelli, che carini a testa in giù, peccato non potergli grattare il pancino..........ma ci concedono solamente la foto.

Ci parla di sepolture, di sifoni, di guano di pipistrelli in grande quantità. Torniamo indietro e raggiungiamo l'uscita, il sole luminoso e caldo ci attende. E' ora di pranzo e diversi di noi raggiungono l'agriturismo mentre altri come me tornano a casa, ospiti in arrivo! Ci si rincontra nel pomeriggio al Centro Sociale a Sadali.


Inizio del convegno sui Tacchi della Barbagia ma aimeh!!! ne perdo l'inizio e arrivo nel momento in cui si parla di cervi, di corna, di prelievo del campione e dell'analisi. Succo del discorso è questo: in una cavità diversi anni fa è stato rinvenuto un pezzo di osso o corna o forse entrambi calcificati nella crosta superiore della volta della cavità. Col prelievo e l'analisi è emerso che si tratta di un cervo talmente antico che la datazione con carbonio si è fermata a 450 mila anni fa, perché attualmente non esistono strumentazioni efficaci per dimostrare gli anni precedenti. Morale? Abbiamo il cornuto più vecchio della Sardegna e non solo! Ci si dovrà attivare per dare un nome a questo straordinario Cervus e mi auguro che gli scopritori e studiosi gli diano un nome che ricordi il nostro paese. Non sarebbe mica male! Vari interventi dei vari geologi e professori sulla straordinarietà dei tacchi in cui viviamo ma allo stesso tempo mi viene da pensare che alla comunità locale poco importi se non ai pochi appassionati consapevoli del tesoro in cui viviamo. Ci si rincontra a Seui la mattina seguente, io di corsa tra un caffellatte e un the, tra un racconto e l'altro mentre si assapora la mia meravigliosa crostata. Se ci si organizza, con la collaborazione dei miei ospiti, si riesce a fare tutto.
Direzione Montarbu. Meraviglia delle meraviglie.


Sole, boschi con varie essenze, pietre sul sentiero, rii ridotti al minimo d'acqua a causa della mancanza di precipitazioni, La compagnia è carica, ha voglia di camminare, le chiacchere e le risate echeggiano nel bosco, ma un uomo anziano ci sgrida con gentilezza chiedendoci di far piano perché potremo disturbare mufloni e cinghiali che per la verità non vediamo. Durante il nostro percorso incontriamo il più grande albero di leccio sopravvissuto alle seghe dei boscaioli.


 

Un'eroica presa di posizione di un seuese che grazie alla sua prepotenza e tenacia è riuscito a salvarlo e permettere a tutti coloro che si avventurano nel bosco di poterlo ammirare, anzi quasi venerare.

 
Si cammina quasi all'infinito, per un attimo penso di fermarmi e morire li, non ce la faccio, un caldo allucinante per la stagione........siamo alla metà di ottobre ma abbiamo temperature estive.
 
 
 Resisto, mi arrampico e le mie fatiche vengono premiate: in cima  trovo una vista mozzafiato.
 
 
Difronte la catena del Gennargentu, tante vette ognuna con nomi diversi che non ricordo, vi è una vastità del paesaggio quasi da brivido. Osservo in silenzio la meraviglia del luogo.


 Sotto di noi Sa scala 'e sa marra che ci riporta giu, ma c'è tempo. Le nostre guide locali seuesi ci suggeriscono un percorso che solamente alcuni percorrono sino alla fine. Io sono una delle temerarie o forse incosciente????? Tra un gruppo di circa 20 persone, solamente in cinque raggiungiamo la meta. Si senza dubbio non è semplice, un sentiero da capre sotto i torrioni di roccia chiamato Su passu malu (nome azzeccatissimo)
 
 
 
 
con un precipizio forse di 350-400 metri, ma se sono arrivata fin li avrà pur un senso, non credete? La nostra guida più illustre è l'85 enne Sig. Salvatore Cannas, papà del sindaco di Seui Marcello. Quando finalmente si siede per ammirare la bellezza del luogo,
 
 
gli chiedo l'età e quale sia il suo segreto, lui con una calma mi dice che ha passato 42 anni della sua vita su quelle montagne...........lo guardo con tenerezza e ammirazione.........altro che palestra! Vita vera!!!!
 
 

Dopo aver assaporato il luogo, visto la roccia da sottosopra con voli di uccelli che vi nidificano,
 
 
 decidiamo di riprendere il cammino ed unirci al resto del gruppo che ci attende su un cucuzzolo sospeso nel vuoto. Il cammino di rientro attraverso Sa scala ' e sa marra sembra interminabile.
 

Assetati troviamo ristoro in una fresca fontanella e rimaniamo imprigionati tra le fronde dei giganteschi lecci e corbezzoli. Liane di rovi incidono la pelle del mio viso e si attorcigliano sui cappelli. Le macchine posteggiate sulla strada più sotto ci attendono per accompagnarci all'agriturismo nel quale consumeremo il pranzo.
Situato sotto un tacco in prossimità del bosco,
 
 
sul davanti si possono vedere le capre al pascolo e le mucche di lato che tranquillamente mangiano in un pascolo incontaminato. La costruzione è nuova e ha delle camere in dotazione.
 
Subito penso a quale target possa rivolgersi una struttura simile, certamente tanti stranieri ed italiani che amano luoghi isolati e con la possibilità di visitare un territorio di incomparabile bellezza. Il pranzo è tipico della Barbagia, prodotti locali a km.0, saporiti e genuini, preparati e  cucinati dalla padrona di casa. Ho mangiato una carne di vitello così gustosa e profumata che non ricordavo più da tempo. Si il mio cuore animalista mi ha portato a pensare se quel vitello davanti alla morte abbia pianto............mentre quando mangiavo un formaggio caprino così piccante il mio pensiero è andato a quelle caprette che pascolavano felici sul costone.......... scusate ma io sono fatta così!!! Non mancava niente, tutto gustoso. Ultima tappa il nuraghe di Ardasai vicino alla struttura ricettiva.
 
 
 
 
 
Nuova lezione di Mattia, sapiente narratore.
Ringrazio il sindaco di Seui
 
 e la sua splendida famiglia per l'ospitalità ricevuta e soprattutto Antonella
 
 
e Mattia (in nero e con macchina fotografica, l'altro è Doriano di cui vi ho parlato precedentemente)
 
 
ideatori, organizzatori e coordinatori dell'evento e tutti coloro che (ovviamente non si possono citare tutti) hanno messo a disposizione la propria professionalità nella riuscita dell'evento.

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