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domenica 24 marzo 2013

Ricordi centenari

 
 
Tempo fa un caro amico mi fece omaggio di un tesoro, mi regalò numerose cartoline appartenute ad una donna di Sadali. Il suo nome era Raimonda Boi, nota Mundicca, nata e morta a Sadali alla magnifica età di  96 anni. La sua lunga storia di vita ve la riassumo in breve..............nata da una famiglia benestante, rimase presto orfana e fu affidata alle cure di alcuni parenti che ben presto si dimostrarono più legati affettuosamente al suo patrimonio che alla sua persona. Questo a detta della stessa Mundicca che, appena maggiorenne, intraprese varie azioni legali per riappropriarsi dei suoi averi. Questa sua missione la vide battagliera per decenni e secondo alcuni per tutta la sua vita. Decine e decine le corrispondenze con numerosi avvocati, udienze in tribunale che certamente facevano la gioia degli innumerevoli avvocati che via di seguito si succedettero. Ma la corrispondenza che maggiormente ha attirato la mia attenzione sono le meravigliose cartoline ricevute. Iniziano dai primi anni del 1900, alcune spedite in occasione delle festività religiose come Natale e Pasqua,

 
 
 
 
 
 mentre altre documentano delle relazioni "verbali" con vari cognati, cugini, compari e conoscenti soprattutto nel periodo delle due guerre mondiali. Ricordiamoci il particolare periodo storico, la giovane donna intratteneva corrispondenza e .........basta!!! Lei era orgogliosissima della sua situazione di signorina illibata. Ricordo ancora quando la incontravo a spasso per Cuccuru 'e Nuxedda e lei si fermava volentieri a parlare con me e mio marito. Lui amava scherzare e le chiedeva se si fosse mai sposata e lei sprezzante rispondeva "Per carità, no! Non me ne faccio niente degli uomini" Se leggete il post precedente la storia di tzu Antoniccu la potrete vedere nel ritratto con Peppina: lei è quella a sinistra, la magrolina.
 
 
 
 
 
 Ma la mia grande curiosità mi ha spinto a fare delle ricerche e a ipotizzare una grande simpatia e amore per un suo vicino di casa che, partito per la guerra, non fece mai ritorno. L'ho dedotto da una corripondenza intercorsa tra lei e un altro sadalese che le portava i suoi saluti e .........per la privacy non ve lo racconto. Così  va la vita, lei non si sposò mai, ma i suoi pretendenti furono parecchi, ma al cuore non si comanda!!! Memorabile una situazione nella quale si venne a trovare durante la guerra, un accampamento di militari in prossimità della sua abitazione, ma questa è un'altra storia.............
 
 
 
 
 
 
 
 

mercoledì 20 marzo 2013

.........tra pochi giorni le festività di Pasqua!

Mancano solamente una decina di giorni alla Pasqua. Avete pensato dove trascorrere una giornata all'aperto a contatto con la natura? Che ne pensate di venire a Sadali?
                                                                             

 Come vi ho già detto e mostrato nei post precedenti, Sadali merita di essere visitata. Tantissimi la conoscono e nonostante tutto ritornano nuovamente. Potete dedicarvi alle passeggiate nei boschi, vi raccomando la visita alle grotte Is Janas, il percorso per andare a Su Stampu de su Turnu o Turrunu, la via dei carbonai, il belvedere.......tutto nel meraviglioso bosco di Addoli.

                                                                                 

Potete percorrere le vie del paese nel centro storico, spostandovi di sorgente in sorgente, ce ne sono tantissime e tutte "strapiene"!!!!! ........e se desiderate fermarvi a dormire, la scelta non può essere a caso........venite alle Case del Folletto, io vi accoglierò a braccia aperte!!!

                                                                                

 ..........un pò di appettito? Allora non avrete certamente nessuna difficoltà a trovare un ristorante, ce ne sono diversi e tutti di ottima qualità. Se avete qualche dubbio sul menù ricordate che in qualsiasi luogo andiate potete trovare gli ottimi culurgionis..........gnammmm.......a base di patate e formaggio, pecorino fresco, aglio e menta, il tutto racchiuso in un fagottino artisticamente ricamato da mani sapienti.
                                                                                 

 Volete raccogliere gli asparagi? Se venite da Cagliari, in prossimità del Lago Flumendosa, potete iniziare la vostra ricerca, non resterete delusi!!!!


                                                                               
Che dite, vi ho convinti? Se siete interessati al pernottamento e prima colazione, non esitate a chiamarmi, troverete tutte le informazioni sul mio sito www.lecasedelfolletto.it

Un bacio Daniela

domenica 17 marzo 2013

Inizi di primavera

Anche questo pomeriggio mi sono dedicata alla passeggiata, ho scoperto una località veramente suggestiva. Si percorre la strada per  Sarte 'e Cresia e si gira per andare verso Fusti Nieddu e Alera. Anche il nome Fusti Nieddu non è stato dato a caso, infatti superati diversi tornanti si incontrano i grandi alberi di leccio sopravissuti agli innumerevoli incendi. Sono maestosi, i loro rami sono neri e forse da qui prende il nome della località. Contorti e con il tronco cavo, si avvinghiano al terreno scosceso con radici possenti e protendono i rami al cielo con animo di chiedere attenzione al creatore. I segni della primavera ormai alle porte è data dalla fioritura delle prime orchiedee e dei narcisi selvatici. Sono tanti e adornano il nostro percorso.

 
 
 
Siamo curiosi di scoprire ancora più oltre, lasciamo la stradina sterrata e ci addentriamo in un sentiero tracciato dal passaggio dei cinghiali. Erica e corbezzolo accarezzano il mio viso, il profumo dolciastro dei primi fiori ci inebria. Sentiamo il fragore dell'acqua, lo seguiamo e girato il costone fra i cespugli ci appare una enorme cascata, la più grande rispetto alle due che abbiamo incontrato precedentemente. Questa è la località di Alera, nelle cui vicinanze vi è la vecchia miniera. Già agli inizi del '900 vennero effettuati i primi assaggi del terreno alla ricerca  del piombo argentifero e forse anche dell'oro. Ma le ricerche non portarono a nessun risultato e i cantieri vennero chiusi e gli operai licenziati. Le ricerche proseguirono nei vari decenni successivi, ma non ottennero risultati migliori.
A voi le belle immagini di questi corsi d'acqua e le varie cascatelle.
 
 
 







venerdì 15 marzo 2013

Racconti: Tziu Antonicu


TZIU ANTONICU

In un tiepido pomeriggio di primavera, me ne andavo tranquillamente a spasso per la campagna. Oltrepassai il ruscello Carradori e risalii la stradina su per il pendio. Avevo intenzione di raggiungere le case su in cima, e godermi il magnifico paesaggio che da lassù si poteva ammirare. Una valle abitata, immersa nel verde, attraversata da corsi d’acqua. In ogni angolo trovavo una sorgente a cui si poteva dissetare qualsiasi viandante. Mentre raggiungevo la mia meta, Cuccuru e’Nuxedda, con grande sorpresa vidi in lontananza due donne, raggiungendole mi accorsi di riconoscerle.
Peppina e Mundicca, quasi novantenni entrambe, erano coinvolte in una accalorata discussione. Le osservai con tenerezza. Vedova l’una, signorina l’altra, portavano entrambe i segni di una intensa vita passata. La pelle del loro viso segnata da profonde rughe, mal si accostava al loro carattere sempre battagliero. Nere da tempo, come voleva la tradizione, ogni volta che si incontravano, raccontavano le loro storie, che talvolta non coincidevano. Ma quel pomeriggio, nonostante tutto, si trovarono d’accordo quando iniziarono il racconto sul loro vicino di casa, il possidente Antonicu.

Egli era una gran brava persona, così si diceva, sempre disponibile e caritatevole in ogni occasione. Aveva la fama di lasciare sempre, e se lui non c’era, così raccomandava ai suoi servi, un recipiente di latte da offrire a chi capitava presso il suo ovile e, mentre questi mangiavano egli si allontanava in modo da non metterli a disagio e quindi potessero mangiare in assoluta tranquillità.

Fu un’annata abbastanza buona, e l’appetito ai poveri non mancava mai. Mentre le pecore brucavano tranquillamente l’erba, il loro custode Bobori, servo pastore, passava da un masso all’altro, ove si sedeva, godendosi il primo sole, ancora più gradito perché gli permetteva di asciugarsi i pantaloni di velluto bagnati dalla rugiada. E intanto schiacciava qualche breve sonnellino. L’ovile era situato in una valle, a breve distanza dal paese, da dove arrivava il suono delle campane e lo scoppio di qualche petardo che annunciava l’inizio della festa. I carri sapientemente addobbati erano pronti per la partenza. Era la festa di Santa Maria, festa di primavera e soprattutto la prima del nuovo anno. Dai paesi  vicini arrivavano frotte di pellegrini attirati dalla prospettiva di un lauto pranzo e dal divertimento, oltre alla fede vera e propria. Molti portavano qualche dono per l’amico che li avrebbe ospitati, per ricambiare il solito “corriolu” che il padrone di casa offriva al momento della loro partenza. Tziu Antonicu invitò all’ovile un gruppo di ospiti, e, in attesa del latte che sarebbe stato munto a breve, li  fece sedere cercando di accoglierli nel miglior modo possibile. Gli ospiti aumentavano e il servo mungeva e brontolava contemporaneamente pensando che il giorno non sarebbe stato possibile fare il formaggio perché quei festaioli fannulloni erano ingordi e andavano alla festa solo per approfittare della benevolenza del padrone. Ma tziu Antonicu sembrava molto felice di accogliere tanti ospiti, sorrideva bonariamente a tutti e esortava il suo servo a mungere il più in fretta possibile le pecore, le quali sembravano più che contente di offrire ai viandanti il loro latte. Il gruppo era composto da persone molto diverse:

il suonatore di launeddas, “s’allauneri” (stagnino-lattoniere), il venditore di “billettus de sa furtuna” che venivano estratti da un pappagallo all’interno di un cappello, il fotografo, il desulese che vendeva campanacci, taglieri, bisacce di lana caprina, nonché la genziana. C’erano anche dei mendicanti più o meno storpi, più o meno credibili.

TZiu Antonicu, dopo aver invitato tutti a sedersi, si mise anch’egli a mungere e in breve tempo riempirono due grossi recipienti di latte, li portò subito fuori dal recinto, chiedendo ai suoi ospiti se preferissero fare la zuppa, in quel caso avrebbero dovuto fare due turni, perché lui possedeva solo pochi cucchiai. Se avessero invece optato per la quagliata, si poteva utilizzare la crosta di pane come cucchiaio. Ci furono gli uni e gli altri e il gruppo si divise. Appena la quagliata fu pronta, divise la colazione in due recipienti, divise cucchiai e croste di pane, e mentre si allontanava per evitare che qualcuno restasse in imbarazzo, augurò buon appetito a tutti.

L’appetito era molto grande, alcuni mangiarono compostamente mentre altri quasi si tuffavano dentro il recipiente.

Fra rumori vari, sbrodolando e risucchiando avidamente, il primo recipiente fu finito e tziu Antonicu li invitò a passare al recipiente della quagliata  e l’attacco riprese con vigore più che mai. I pastori mentre mangiavano il loro casascedu, osservavano la scena  con disprezzo, ma tziu Antonicu  preso il suo cucchiaio di corno, dando inizio alla sua colazione a base di zuppa , col suo sguardo indulgente, quasi implorava i suoi servi ad avere pazienza verso i loro ospiti.

Ora il gruppo rallentava l’attacco, le pance erano piene, le ispide barbe un po’ imbiancate, cominciarono ad alzarsi soddisfatti scambiandosi sorrisi di compiacimento. Ringraziato “su meri” si avviarono verso il paese di Sadali, pensando che la festa iniziasse veramente bene e che tziu Antonicu era veramente un gran sant’uomo.

Il padrone, riordinate un po’ le cose, chiamò il servo più anziano e gli chiese di preparare il cavallo affinché  potesse arrivare per la messa. Liberò i suoi servitori da ogni impegno, esortandoli a divertirsi un po’. Ma il servo rispose che sarebbero andati più tardi, dopo aver fatto il formaggio. Tziu Antonicu  consigliò di conservare il poco latte rimasto per farne il casascedu da offrire il giorno seguente ai pellegrini di ritorno, ma saputo che il latte era ancora tanto, quasi lo stesso degli altri giorni e che quindi si sarebbe fatto lo stesso formaggio, egli commosso si inginocchiò e si segnò più volte con la croce.

Peppina e Mundicca  terminarono il loro racconto, commosse  al ricordo del loro vicino di casa.  Tziu Antonicu  nella vita aveva dato tanto, una generosità nata da una  semplice vita e dalla consapevolezza che sia sempre meglio dare che ricevere. Mundicca estrasse la lunga chiave di casa che aveva appesa al suo grembiule, aiutò Peppina a raddrizzare i suoi bastoni, e all’imbrunire si salutarono, contente anche quel giorno, di aver ridato vita ad una semplice persona.


 

 

domenica 10 marzo 2013

L'affittacamere del cuore......

Tantissimi anni fa, nacque l'idea.........Si avevano a disposizione degli immobili, delle vecchie case nel centro storico del paese, case abbandonate da parecchi decenni, case con una vita passata. Si mise insieme l'idea, si impastò con la passione, si innaffiò con la volontà e il sacrificio, per poi ottenere un risultato "per noi" incredibile: due case che riprendevano a vivere anche se con una destinazione diversa. Nacquero le attuali strutture di affittacamere, Su Scieri e Giuanni Ebranu. Entrambe convervano la tipologia originaria, ne conservano i nomi dei vecchi proprietari. Entrare all'interno è come rivivere una parte della vita passata. Nonostante siano state ristrutturate per permettere all'ospite di godere delle comodità della vita attuale, ognuna di loro conserva degli spazi particolari che ti fanno catapultare in una frazione di secondo in un mondo che non c'è più. Nella casa de Su Scieri vi è una piccola cucina, sembra una" casa museo " a detta dei visitatori, vi sono appese le pentole in ferrosmalto, attrezzi della vita contadina e della vita casalinga. Ogni oggetto racconta la sua storia, il forno, i vecchi fornelli riadattati, il camino che ancora infonde l'odore del fumo passato.
Vi è poi un ospite-visitatore che vive nella casa vicina. Ogni giorno alla solita ora, nel pomeriggio, attraversa la strada stando attento alle eventuali macchine in transito, sale sulla ringhiera e pavoneggiandosi va avanti e indietro per mostrare agli eventuali spettattori la sua bellezza. Se lo osservi e se lui ti osserva, si inibisce e potrebbe non cantare più. Vola sulla pianta del leccio, si posiziona e via al canto!!!!! E' la mia gioia, ma anche il dolore degli ospiti di quell'affittacamere. Sta li sopra per tutta la notte e allo spuntar del sole inizia il suo canto. Molti vengono svegliati e sale in loro una furia omicida. La mattina quando ci si incontra per colazione mi dicono sempre: "Daniela, abbiamo dormito bene, ma quel gallo bisogna farlo fuori!!!" Poverino ripeto io, vivere in questo contesto significa anche " svegliarsi al canto del gallo!"  W il bellissimo galletto!!!




abbiamo

domenica 3 marzo 2013

Passeggiata notturna

 
Dopo diversi giorni di ininterrotta pioggia, si ha voglia di uscire ma allo stesso tempo andare a curiosare per vedere cìò che queste pioggie hanno creato. Verso le 22,30 di venerdì scorso, vado giù nel centro storico, verso la nostra meravigliosa cascata di San Valentino. Il rumore assordante delle sue copiose acque mi precede, una nuvola di microparticelle di umidità la avvolgono. Le sue acque arrivano dopo un percorso superiore, nascono dalla sorgente Funtana Manna, scorrono sotto l'incubatoio delle trote, saltano sulla piccola cascatella de sa Pischera, passano sotto la strada e le case per poi tuffarsi con un salto di circa 7 metri. La pozza che si forma ospita numerose e grandi trote che con disinvoltura si mostrano per la gioia dei turisti. Di fianco al lato della cascata è possibile visitare il mulino ad "acqua" naturalmente!!!Per coloro che ancora non lo sanno, Sadali è l'unico paese in Sardegna e forse anche in Italia ad ospitare una cascata nel centro urbano. Sorge di lato all'omonima chiesa dedicata al Santo dell'amore, San Valentino, patrono del paese. Il percorso delle sue acque prosegue, lambisce le bocche ancora visibili di quegli antichi mulini, pensate ce ne erano ben 7. Prosegue ancora, attraversa un ponticello, gira e rigira, salta e incontra altri corsi d'acqua che scendono ancora più giù........ed è proprio laggiù si unisce alle acque sotterranee del Rio Carradori. E' un Rio molto timido ma allo stesso tempo energico........ Negli anni '30 scorreva superiormente, accarezzava le case, veniva attraversato dalle persone su dei ponti di legno. Ma molto spesso era dispettoso, si ingrossava, entrava dentro le case, trascinava tutto e tutti per poi scomparire nella grotta inghiottittoio de Sa Ucca Manna. La grande bocca che raccoglieva tutto, gioie e dolori della gente che in simbiosi viveva accanto. Durante il periodo fascista venne fatta un'opera di bonifica. Il suo alveo venne ampliato, tombato e ora le sue acque scorrono tranquille e nascoste........ Ma non tutti le possono  vedere e i più fortunati di cui anche io ne faccio parte, diversi anni fa in occasione di una manifestazione dedicata ai "Monumenti aperti" con la collaborazione di un gruppo speleologico di Perdasdefogu, si ebbe la fortuna di entrare, percorrere il ventre della terra......Stalattiti e stalagmiti di diverse forme e dimensioni adornano il percorso sotterraneo. Vi è un punto in cui guardi verso su e......attraverso un buco circolare vedi il cielo e tu sei li sottoterra, altre acque ne scendono per unirsi alle sorelle e proseguire silenziose verso la fine della grotta. Quando riemergi dalle oscurità non puoi che avere un tuffo al cuore e pensare alla grandezza della natura e ti senti piccolo........piccolo.....