Il mistero e la magia hanno sempre attratto la mia curiosità, fin da piccola. Ricordo che durante una delle mie ricerche in casa, dentro la scatola che raccoglieva i pochi oggetti di valore, mi imbattei in un piccolo involucro rivestito di tessuto. Che gioia, cominciavo a fantasticare.........chissà cosa era e cosa conteneva all'interno!!!! Ma la mia gioia sfumò ben presto quando alla mia domanda di chiarimenti mi fu risposto che si trattava di un regalo che mia nonna Peppina fece ai miei genitori in occasione delle loro nozze. Tassativo divieto di aprirlo!!!!!!Tutte le mie fantasie svanirono perchè ero una bimba ubbidiente........ma così non mio fratello che di nascosto scucì il tessuto e affermò di non averci trovato niente. Passarono gli anni, passò il ricordo finchè un giorno a casa di una zia ormai morta trovai una piccola scatoletta.........aperta comparvero tre piccoli..........non saprei come definirli all'epoca, che improvvisamente portarono la mia memoria al passato, alla mia infanzia. Erano come quel piccolo involucro di mia nonna Peppina. Che regalo, fra le varie cose che potevo prendere, per rispetto presi solo queste! Direte........che idiota!!! beh si, a posteriori direi proprio di si!!!! Nessun valore apparente ma continuai a custodirle fino a qualche giorno fa. Durante una lettura del libro di Dolores Turchi - Ho visto agire s'accabadora- mi imbattei in una descrizione dettagliata de sas pungas. Eccoli li in foto, finalmente riuscivo a capire il significato di ciò che aveva attirato la mia attenzione! La mia pazienza venne premiata. Approfondite ricerche nella memoria dei miei genitori, chiacchierate con vicini e amici, finalmente ottengo il nome: is iscrittus. Mi documento in rete e trovo questo:
IS ISCRITTUS
Nel libro "Streghe, esorcisti e cercatori d'oro" di Salvatore Loi troviamo che per le classi popolari nel 1500 la scrittura aveva un potere magico. Era molto diffuso l'uso de is iscrittus che erano foglietti con formule protettive e apotropaiche. I foglietti venivano ripiegati più volte ed erano riposti in piccoli contenitori di tela (pungas) da portare addosso. Talvolta recavano parole o frasi della Bibbia e della liturgia cattolica, altre volte erano scritti senza un particolare significato sacro.
Nel 1500 la chiesa era impegnata in una capillare opera di moralizzazione concretizzata dalla controriforma. Siccome aveva capito che non si potevano sradicare dal popolo convinzioni millenarie cercò di sostituire gli amuleti "profani" con amuleti "sacri". L'acqua benedetta e le ostie consacrate furono usate per scacciare il male dando a questa funzione una valenza di ortodossia.
Fanno parte delle tradizioni popolari della Sardegna numerosi amuleti sotto forma di gioielli da portare addosso. è molto comune il kokko, formato da una sfera di pasta vitrea, ossidiana, legno, onice o altro materiale di colore nero legata in argento. A seconda delle località prende il nome di sabegia, pinnadeddu…. L'amuleto aveva il principale scopo di proteggere i bambini dal malocchio, e si portava addosso o si metteva nelle culle. Le catenelle che reggono la sfera, sono sempre in argento: infatti, l’oro avrebbe il potere di annullare la carica magica delle pietra. Spesso il potere magico dell’oggetto è rafforzato da elementi in corallo e sonaglini. La rottura della sfera veniva attribuita al fatto che l’amuleto avesse effettivamente protetto dal malocchio il suo portatore.
I sardi usavano come apportatrice di fertilità la conchiglia Cyprea che importavano da fuori. La conchiglia ha una forma simile ad una vulva e quindi è di buon augurio. Anche gli Occhi di Santa Lucia erano molto utilizzati per tenere lontano il malocchio e per curare le malattie degli occhi.
La Turchi nel suo libro racconta che l'oggetto ritenuto più efficace per la salvaguardia della vita, erano le cosiddette pungas che, secondo la credenza popolare, preservavano anche dai colpi di arma da fuoco. Erano confezionate da preti e da esperte fattucchiere ed erano molto ricercate dai banditi.
"...........in seguito ad uno scontro avvenuto fra latitanti e forze dell'ordine, in una bisaccia, abbandonata da uno dei banditi durante la fuga, fu rinvenuta una di queste famose pungas, lunga da sei a sette centimetri, in tela bianca e contenente un pezzo di cuoi0, un pezzetto di pelle tinta di sangue e due frammenti di ossa, forse umane. Il volgo crede che appunto in virtù di simile talismano i due latitanti si siano salvati. Andrea Mulas -La puntura de la rimembranza-
Sas pungas a secondo del luogo assumono nomi diversi, forme e dimensioni, tessuti di rivestimento, colori, ma in tutti i casi venivano confezionati contro il maligno.
Mio nonno ne portava una appuntata all'interno della giacca, e a suo dire conteneva la pelle con i peli del braccio del famoso bandito Samuele Stocchino. Chissà!
Un'altra persona lo chiama "sa perda de su sanguni" e veniva posizionata sull'occhio per guarire da infiammazioni, orzaiolo etc.
Non so, tutto ciò fa parte della credulità popolare. Io so solo che ne ho tre e sto pensando seriamente di appuntarle al petto, chissà che non giovino un pò!
Ciao Daniela mi chiamo Eleonora D'Angelo e scrivo per il magazine LaDonnaSarda. Sto realizzando un pezzo sulle pungas e ho visto che nel tuo blog c'è una foto di questi sacchettini, visto che non ne trovo alre, ti chiedo cosrtesemente se puoi inviarmela o se posso utilizzarla per l'articolo,t ringrazio:)
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